Momento dell’opera lirica teatrale in cui il personaggio canta da solo, accompagnato dall’orchestra, ed esprime tutti i suoi sentimenti con gorgheggi e operazioni virtuosistiche canore ordinate più da esigenze musicali che testuali e sintattiche (spesso il solista ripete sempre le stesse parole obbedendo a contingenze musicali e non badando al senso effettivo del discorso). Durante l’Aria la trama dell’opera non va avanti e il personaggio non fa nulla se non elucubrare i suoi pensieri. Un momento in cui il cantante solista aveva la sua parte specifica è sempre stato previsto fin dal Seicento, ma è stato Pietro Metastasio a definirlo esattamente, negli anni ’20 del Settecento. Metastasio stabilì i confini tra aria e recitativo, e propose anche un sistema metrico-poetico da applicare al testo e alla musica: un “organigramma” ritmico che aiutava molto i musicisti nella scelta dei tempi musicali giusti per aderire al testo. Il paradigma metrico-ritmico di Metastasio fu usato fino a Ottocento inoltrato. L’Aria è una forma musicale frequentatissima ancora oggi nei musical, nei cartoni animati e nei film: la canzone dei titoli finali o quella cantata dal protagonista al centro della trama sono vere e proprie Arie.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Aria_(musica)
La Melodia è un pezzo di musica singolo, intonato da un solo strumento o da un’unica voce, che ha un andamento lineare, anche quando è caratterizzato da forti intervalli nell’altezza dei suoni. Quando a una melodia di base si sovrappone contemporaneamente una seconda melodia lineare che procede indipendentemente ma di pari passo con la melodia principale, intervengono fenomeni acustici non lineari bensì verticali, che coinvolgono precisi momenti in cui le due melodie si “avvicinano” in consonanze o in note eufoniche. L’insieme di questi fenomeni è l’Armonia. I fenomeni armonici sono così forti che nel 1720 il compositore Jean-Philippe Rameau teorizzò di cominciare a comporre seguendo quelli e non solo sovrapponendo le melodie, come prevedeva fino ad allora la prassi del Contrappunto.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Armonia
Detto anche Basso numerato, è una modalità di accompagnamento che non prevedeva di scrivere per intero tutte le note coinvolte, ma di darle alcune “per scontate”, darle come ovvie, o sottindenderle come prodotti autonomi dell’esecutore, che poteva improvvisarle o deciderle per conto suo al momento dell’esecuzione. Siccome l’accompagnamento prevedeva una linea melodica e una serie di intervalli assai standardizzati, per l’esecutore alcune note erano automatiche. Si dice continuo perché nel sistema contrappuntistico, quella dell’accompagnamento era una delle più voci sovrapposte della composizione, la più grave, una voce presente in ogni momento della musica. Con l’avvento dell’Armonia, il basso si limitò sempre più a ribadire gli accordi principali che regolavano il pezzo, e cessò quindi di essere “continuo” poiché aveva da suonare solo pochissime note, sì portanti per l’architettura del lavoro, ma quasi episodiche nella totalità della sua durata.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Basso_continuo
L’autore di musica, colui che compone la musica. Dall’antichità e fino a quasi tutto il Settecento ci sono noti lavori musicali composti appositamente per uno scopo, per rappresentazioni ed esecuzioni specifiche, teatrali, celebrative, didattiche, liturgiche, spesso commissionate da qualcuno. Solo dall’Ottocento, in particolare a partire dalla maturità di Beethoven, ma con un’esplosione in ambiente romantico con Berlioz, Schumann, Chopin e Liszt, il compositore scriverà musica per esprimere se stesso e i suoi sentimenti, originando quel mito del grande artista introverso, avulso dalla società e dall’economia, che oggi associamo a questo termine e che, retroattivamente, abbiamo applicato anche agli autori delle epoche precedenti (a Corelli, Domenico Scarlatti, e, soprattutto, a Mozart).
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Compositore
Composizione dedicata a uno o più solisti accompagnati dall’orchestra. A differenza della Sonata, che prevede uno strumento accompagnatore, nel concerto l’accompagnamento è affidato alla piena orchestra. È uno dei generi che, dal Seicento, ha subito le più diverse trasformazioni (nel Settecento fu usata molto la Sinfonia concertante, un concerto in cui la parte orchestrale è assai importante), e solo durante il Romanticismo ha assunto la forma che conosciamo oggi, con 3 movimenti.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Concerto_(composizione_musicale)
Modo di comporre che prevede la sovrapposizione di più melodie: contemporaneamente a una melodia grave si compongono altre voci più acute, indipendenti l’una dall’altra, ma regolate da precise leggi, che prendono il nome, appunto, di Regole contrappuntistiche. Dall’antichità fino a tutto il Settecento comporre in maniera contrappuntistica era la prassi più frequentata dai compositori, e la più studiata dai teorici (i trattati principali sull’argomento furono quelli scritti da Johann Joseph Fux e da padre Giovanni Battista Martini), complice il fatto di essere la modalità compositiva più usata nella Chiesa e cioè nella principale fucina di produzione musicale prima dell’avvento del teatro musicale nel Seicento. Il teatro richiedeva un modo di comporre basato su una singola melodia principale (quella cantata dai personaggi) e su melodie “subordinate” (in orchestra) che fungevano solo da mero accompagnamento, ma nelle chiese si continuò per tutto il Settecento a comporre in modo contrappuntistico, con più melodie sovrapposte. Con il prevalere delle idee di Armonia, teorizzate da Jean-Philippe Rameau nel 1720, e con l’avvento del sistema di accordatura basato sul Temperamento equabile, il contrappunto subì profonde trasformazioni, poiché le voci sovrapposte dovettero seguire regole fortemente “armoniche” e non più solo contrappuntistiche.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Contrappunto
Un’edizione è un testo stampato, non scritto a mano. Una composizione strumentale trovava un editore che la stampasse nella sua interezza molto facilmente, mentre stampare integralmente un’opera lirica è stata una prassi rarissima, quasi inesistente, fino al Novecento: di un’opera lirica si stampavano le singole arie, o la riduzione per canto e pianoforte. Nel Settecento gli autori stessi potevano supervisionare la stampa di un loro lavoro, ma dalla fine del secolo diventano frequenti le lettere di lamentele dei compositori sulla scarsa cura degli editori, missive che diventano quasi un topos letterario nell’Ottocento. Nel Novecento si è cominciato a produrre edizioni stampate ampiamente riviste da illustri curatori (anch’essi compositori che riinterpretavano amati compositori del passato per adeguarli al loro presente), cosa che ha originato un ritorno agli autografi e alle antiche stampe, rieditate in formati tipografici moderni.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Edizione
Il direttore di un teatro, e quindi organizzatore e spesso committente di opere liriche da rappresentare nel suo teatro. Organizzava la stagione teatrale e chiedeva ai compositori di musicare un celebre libretto (magari di Metastasio) per quella data o evento, oppure chiedeva a compositore e librettista insieme (un team come Bertati & Gazzaniga o Goldoni & Galuppi) di scrivere un’opera totalmente nuova. In Italia il compositore e l’impresario erano figure molto diverse, ma nel resto d’Europa, specie in ambiente anglo-sassone, i compositori potevano anche assumere cariche organizzative, come quella del manager, cioè un gestore non solo di un teatro ma anche di imprese concertistiche, di sale da concerto e di eventi musicali vari. Nel Settecento italiano c’erano una miriade di teatri attivi, con impresari concorrenti, che lavoravano obbedendo alle più spietate leggi di mercato. A partire dalla fine del Settecento prevalsero invece i grandi nomi e i grandi teatri, in grado di sbaragliare i rivali, e divennero famosi singoli impresari come Domenico Barbaja, Alessandro Lanari, Léon Carvalho e Giulio Gatti-Casazza, a cui, col tempo, si affiancarono i grandi editori Ricordi e Sonzogno. L’impresario è una figura chiave anche oggi nel mondo dei musical, ambiente dove operano i famosissimi Andrew Lloyd Webber, Cameron Mackintosh e David Zard.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Impresario_teatrale
Breve azione teatrale cantata e musicata, molto spesso una commedia, che veniva rappresentata durante gli intervalli tra gli atti di un’altra azione teatrale tragica in musica (l’esempio più celebre è La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi del 1733, composta per essere eseguita durante gli intervalli dell’opera seria Il prigionier superbo, anch’essa musicata da Pergolesi). L’azione teatrale comica o allegorica, cantata e musicata, posta tra gli atti di una tragedia in prosa è stata invece detta Intermedio fino al Seicento (un esempio illustre sono gli intermedi della Pellegrina del 1589). Gli Intermezzi e gli Intermedi sono progressivamente caduti in disuso (fino al Novecento sono sopravvissuti solo nel teatro popolare di varietà di centri periferici) e alla fine dell’Ottocento il termine ha assunto un significato completamente diverso, designante una breve composizione orchestrale posta in un momento centrale, o più spesso quasi terminale, di un’opera lirica (sono famosi gli Intermezzi di Giacomo Puccini e soprattutto quelli che Pietro Mascagni ha scritto per quasi tutte le sue opere).
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Intermezzo
Kapellmeister / Maestro di cappella
La “cappella” era intesa come l’insieme di tutto quello che riguardava la musica all’interno di una entità governativa di Antico Regime, sia ecclesiastica sia aristocratica. Il maestro di cappella era quindi il supervisore dell’intera vita musicale, di una corte nobiliare come di una sede vescovile. Insieme al datore di lavoro (il nobile o il vescovo, e, a livelli più alti, il sovrano e il cardinale) stabiliva cosa suonare e quando, e si occupava di tutto quanto: componeva lui stesso qualsiasi genere di musica richiesto dai più svariati eventi (lieti, tristi, laici e sacri); amministrava i musicisti e i coristi e dirigeva l’orchestra, il coro e i coristi; gestiva l’archivio musicale, le parti musicali, la biblioteca musicale. Kapellmeister, Maître de chapelle e Maestro di cappella sono tutti la traduzione dello stesso termine. Era un mestiere molto ambito, con stipendio regolare e rinnovabile a vita, ma poteva avere fondamenti precarissimi: se il sovrano o il vescovo si trovavano in disaccordo personale con il Kapellmeister, per qualsiasi motivo, questo poteva essere licenziato in tronco e senza preavviso.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Maestro_di_cappella
È colui che scrive il testo di un’opera lirica da rappresentare in teatro. Spesso stimato poeta di corte, il librettista era una figura molto autorevole, molto più del precario compositore, poiché poteva essere anche un brillante membro di una prestigiosa Accademia letteraria. Per tutto il Seicento negli ambienti intellettuali un’opera era celebre per l’autore delle parole e non quello per quello della musica (a eccezione di pochissimi esempi illustrissimi, per esempio Claudio Monteverdi). Nel Settecento la cosa continuò, poiché si dedicarono ai libretti due dei più influenti intellettuali d’Europa: Apostolo Zeno e, soprattutto, Pietro Metastasio. I libretti di quest’ultimo raggiunsero un successo così grande da originare una richiesta esorbitante di loro rappresentazioni: non importava quali compositori li mettessero in musica, contava sentire di nuovo l’intreccio di Metastasio con musica diversa. La cosa oggi può sembrare paradossale perché il rapporto tra librettista e compositore si è trasferito tra compositore e regista, o tra opera e allestimento. Oggi non importa conoscere il regista della Traviata, importa che la Traviata sia di Verdi e importa risentirla innumerevoli volte, allestita in modo sempre abbastanza simile non importa da chi, basta che si allestisca, magari con qualche divo canoro. Allo stesso modo, nel Settecento, si richiedeva una Didone abbandonata di Metastasio, non importava con quale musica, bastava che si rappresentasse, con musiche di un compositore o di più compositori, e magari con un divo come Farinelli a cantare. Anche nell’Ottocento la fama del librettista soverchiava spesso quella del compositore: i divismi di Rossini e Beethoven contribuirono molto al rovesciamento della situazione, ma solo con l’attività di Giuseppe Verdi il rapporto si capovolse definitivamente, e il compositore divenne più famoso.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Libretto
Manoscritto / Autografo / Copia
Un manoscritto è qualsiasi documento scritto a mano che reca un qualsiasi lavoro, una poesia o una composizione. Di solito un autore dettava a uno scriba i suoi testi, o faceva stendere le sue musiche da copisti di fiducia. Quando lo scriba e l’autore coincidono, quando cioè è l’autore stesso a scrivere la sua opera su un manoscritto, allora il manoscritto si definisce Autografo. Se invece tra lo scriba e l’autore non ci sono relazioni dirette, allora il manoscritto è una semplice copia.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Autografo
È un termine che deriva da un personaggio realmente esistito, Caio Cilnio Mecenate (68 a.C. – 8 a.C.), che nell’Antica Roma mantenne i poeti Orazio, Virgilio, Properzio e Melisso. Nel Settecento era un personaggio afferente all’Antico Regime, di nobiltà laica o ecclesiastica, che commissionava composizioni, o che decideva di mantenere un compositore o un autore. Poteva anche pagare la costruzione o la ristrutturazione di luoghi come teatri o chiese. Grandi mecenati Otto-Novecenteschi sono stati eminenti banchieri, imprenditori aziendali o influenti politici.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Mecenatismo
Volume in cui sono contenute molte opere eterogenee e non una sola opera. Può contenere anche più parti non integrali, anche solo piccoli stralci, di molte opere diverse. Un’antologia della letteratura, dove tutti abbiamo studiato, è un esempio perfetto di miscellanea. Nel Settecento erano diffusissime miscellanee simili: antologie di arie d’opera diverse, riunite in un unico volume, o per precisa intenzione di un compilatore, che copiava le arie in un volume proprio, oppure costituite da strappi di altri volumi ricuciti insieme.
Musica composta per essere suonata dagli strumenti senza alcun intervento della voce umana. Quando la musica è scritta per specifici ensemble può essere detta musica da camera, mentre una composizione dedicata a tutta l’orchestra è generalmente definita sinfonia.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Musica_strumentale
Musica teatrale
Musica composta per un lavoro da rappresentare in teatro. Tale musica era destinata soprattutto all’opera lirica, la forma di teatro musicale per eccellenza, ma musiche teatrali sono anche le musiche di scena (l’accompagnamento musicale di un dramma in prosa), e le musiche per balletto.
Wikipedia Opera: https://it.wikipedia.org/wiki/Opera
Wikipedia Musica di scena: https://it.wikipedia.org/wiki/Musiche_di_scena
Termine generico che indica una qualsiasi composizione dedicata alla notte. Designa sia sussurrate arie d’amore, sia festosi lavori strumentali ispirati ai fuochi d’artificio. Uno dei più famosi Notturni è la Kleine Nachtmusik di Mozart.A partire da Chopin il Notturno ha designato una composizione per pianoforte solo, intima, sognante e inquieta.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Notturno_(musica)
Numero d’opera, Opuszahl (op.)
Numero progressivo che un compositore e l’editore affibbiavano a una composizione stampata. La stessa composizione poteva venire stampata da più editori (non sempre con il benestare del compositore) che potevano ognuno apporgli un numero d’opera differente. Anche i compositori stessi potevano vendere la stessa composizione a più editori e numerarla in modo diverso. Dello stesso compositore possono quindi riscontarsi più composizioni che hanno il medesimo numero d’opera.
Come l’Opera seria nacque dopo la “riforma teatrale” di Apostolo Zeno e Pietro Metastasio negli anni ’10-’20 del Settecento, che eliminò la compresenza di scene comiche e tragiche nella stessa opera. A differenza dell’Opera seria, ambientata in ambiente mitico, storico, antico e nobile, quella buffa aveva soggetti più contemporanei e “realistici”: i protagonisti erano non solo nobili ma anche servitori e borghesi, e i soggetti erano soprattutto storie d’amore, o di arrampicamento sociale, spesso a lieto fine.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Opera_buffa
Genere nato con la “riforma teatrale” di Apostolo Zeno e Pietro Metastasio, negli anni ’10-’20 del Settecento, che eliminarono la compresenza di scene comiche e tragiche nella stessa opera, e proposero libretti e storie o tutte tragiche (l’opera seria) o tutte comiche (l’opera buffa). Per molti anni l’opera seria ebbe soggetti ispirati ai miti dell’antica Grecia, e qualche volta alla Storia (soprattutto antica) e alla Bibbia.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Opera_seria
Un compositore dedito prevalentemente alla composizione di opere liriche.
La partitura contiene tutte le parti di una composizione, tutti gli strumenti coinvolti.
Lo spartito spesso coagula più strumenti in uno solo (esemplare il caso dello spartito canto e pianoforte di un’opera lirica, nel quale il pianoforte incorpora in sé, ridotti e adattati, tutti gli strumenti dell’orchestra).
La parte è la singola porzione musicale di uno strumento.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Partitura
Composizione per due violini, viola e violoncello. È giunto alla sua forma definitiva solo con Haydn dopo essere stato oggetto delle più varie sperimentazioni: al violino primo poteva sostituirsi un analogo strumento melodico (flauto, oboe e successivamente clarinetto), e il ruolo del violoncello fu sostenuto dal più generico Basso, eseguibile anche al clavicembalo o al pianoforte. Una leggenda ottocentesca attribuì l’origine del Quartetto a solisti toscani (Giuseppe Cambini, Luigi Boccherini, Pietro Nardini e Filippo Manfredi), ma il luogo effettivo della sua nascita è conteso tra Vienna (con Wagenseil e Holzbauer) e Roma (con Gregorio Allegri e Alessandro Scarlatti).
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Quartetto_d'archi
Momento dell’opera lirica teatrale in cui i personaggi parlano tra loro quasi recitando, dando cioè più importanza ai dialoghi che alle conformazioni musicali. Nel Recitativo è la musica a seguire il dettato della parola e non viceversa. Durante il Recitativo, inoltre, succede sempre qualcosa nella trama dell’opera: durante il Recitativo i personaggi agiscono. In origine tutta l’opera era un grande recitativo leggermente intonato (il «recitar cantando» del Seicento), poi i librettisti inventarono l’Aria, e il recitativo cominciò a essere completamente parlato, senza alcun accompagnamento musicale. A questa prassi, mai scomparsa effettivamente (perdura ancora oggi nei musical del cinema, di Broadway e di Londra), si è accostato il «recitativo secco», e cioè un ritorno a una intonazione musicale dei dialoghi, con accompagnamento di un unico strumento (spesso il clavicembalo): è forse il più diffuso nelle opere settecentesche e rossiniane. Col tempo, a queste due modalità se n’è aggiunta un’altra, il «recitativo accompagnato»: il dialogo è cantato completamente ed è accompagnato da tutta l’orchestra (modalità iniziata nel Settecento e poi divenuta la prevalente a partire dall’Ottocento).
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Recitativo
Le Riforme dell’opera musicale sono state innumerevoli, ma quelle di maggior interesse sono state quelle teorizzate da Pietro Metastasio (ispirate da Apostolo Zeno) negli anni ‘20 del Settecento, e da Ranieri de’ Calzabigi, Gasparo Angiolini, Giacomo Durazzo e Christoph Willibald Gluck a cominciare dal 1760. Metastasio, ispirandosi ad Aristotele e ai drammaturghi dell’antica Grecia, impresse fondamentalmente due cambiamenti essenziali rispetto all’opera seicentesca: eliminò la commistione dei generi, generando due tipologie d’opera immiscibili, l’Opera buffa e l’Opera seria (esattamente come aveva stabilito Aristotele), e strutturò le scene del libretto in Recitativi e Arie (riecheggianti gli episodi e gli stasimi delle tragedie antiche). Gluck e compagni andarono oltre affermando che le strutturazioni di Metastasio non dovevano essere trattate come elementi incomunicabili tra loro, con la musica che si riferiva al singolo elemento senza collegarsi affatto con gli altri, ma andavano considerate come parti di un medesimo tutto, consustanziale e unito, che aveva il fine di raccontare la trama dell’opera.
Composizione dedicata alla piena orchestra. Nata come introduzione strumentale per l’opera lirica teatrale, ha assunto una sua autonomia grazie a Giovanni Battista Sammartini (1700-1775). Dopo trasformazioni varie (un suo “sottogenere” è la sinfonia concertante, una forma a metà tra la sinfonia e il concerto in cui uno strumento solista ha un’importanza maggiore all’interno della compagine orchestrale) ha assunto una forma precisa in 4 movimenti grazie a Johann Stamitz (1717-1757) e con Joseph Haydn (1732-1809) è diventata il genere di maggiore sperimentazione e frequentazione compositiva strumentale.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Sinfonia
Termine generico che prevalentemente designa una composizione dedicata a uno strumento solista, ma che può prevedere anche un secondo strumento accompagnatore. Nel Settecento si usava anche per composizioni orchestrali: la Sinfonia era intesa come Sonata per orchestra.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Sonata
Così si designa l’insieme di stili di composizione e l’utilizzo di forme consolidate (strumentali, armoniche, formali) praticato a partire dalla metà del Settecento, che si impose come modalità di composizione egemone grazie al successo dei lavori di Joseph Haydn.
Insieme di modalità di composizione usato in pieno Settecento, improntato molto sulla melodia e con poche aperture all’abbellimento e alla decorazione musicale tipiche del Seicento. Si riscontra soprattutto nelle composizioni di Carl Philipp Emanuel Bach e di suo fratello Johann Christian. Nell’opera lirica si osservano atteggiamenti galanti in Baldassare Galuppi, e a Parigi ne fu il campione Giuseppe Cambini.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Stile_galante
Composizione dedicata a 3 strumenti. Può prevedere l’esecuzione con 3 strumenti di ogni genere. Sono stati composti Trii per le più disparate formazioni di strumenti areofoni e cordofoni (oboe-flauto-fagotto, oboe-clarinetto-fagotto, violino-viola-violoncello, clarinetto-violino-pianoforte, flauto-flauto-clavicembalo, flauto-oboe-clavicembalo). Dall’Ottocento è diventato più frequente il Trio formato da violino, violoncello e pianoforte.
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Trio